sabato 29 ottobre 2011

innamoramento

[in-na-mo-ra-mén-to]
s.m.
L’innamorarsi, l’essere innamorato.




Se qualcuno mi chiedesse quante volte nella mia vita io mi sia innamorata, mi verrebbe da rispondere: “Tre”. Numero piuttosto esiguo per una ventenne, soprattutto considerando che due volte su tre i miei sentimenti non erano corrisposti, ma vabbè, questa è un’altra storia e ne ho già scritto sin troppo.
La differenza tra innamoramento e amore sono in pochi a coglierla e non la noti finché non ti trovi dinnanzi ai fatti e non ti rendi conto di quanto dire “ti amo” sia immensamente più difficile di dire “sono innamorata/o di te”. Io l’ho provata sulla mia pelle, dunque posso affermarlo con estrema certezza.
L’innamoramento, non l’amore, che è tutt’altra cosa e del quale non voglio parlare, ti fa provare emozioni incredibili, in positivo e in negativo. Tutte le volte pensi che mai più nella vita una sola persona potrà renderti felice e farti soffrire in modo così viscerale.
Poi i sentimenti cambiano, le persone pure. L’oggetto  delle tue passioni ti delude, ti stufi di passare le tue nottate a piangere sul cuscino e anche l’innamoramento passa. A questo punto subentra una forma di disgusto nei confronti della persona che in un passato fin troppo recente catalizzava le nostre attenzioni e ci si comincia a domandare come si abbia potuto perdere il proprio tempo con una simile persona. Inutile negare, ci siam passati tutti. Credo che si tratti solo di un banalissimo meccanismo inconscio di autodifesa che la nostra psiche mette in atto per inibire il dolore.
Il tempo passa e dopo un po’, in alcuni casi un bel po’, ci si rende conto che il sentimento provato non era altro che un surrogato dell’amore.  Allora ci si sente stupidi, ci si sente falsi e orribili, per non aver capito che tutto quanto era solo un nostro capriccio, per esserci accontenti di ciò che ci si è presentato davanti ed esserci autoconvinti  che quello fosse amore.
Non odiatevi troppo per questo, capite i vostri errori e imparate da essi. Imparate a non innamorarvi più. Imparate ad amare, ad amare più di quanto abbiate già fatto in passato, ad amare meglio. Imparate che non si ama mai due volte nello stesso modo, ma ogni volta si provano sentimenti diversi e sarà sempre bello, sarà sempre come una prima volta, nel bene e nel male.
Sono stata più retorica di quanto avrei voluto essere, ma tutto ciò era per dire che probabilmente il tuo blog non lo leggerò e alla fine sto bene così.

mercoledì 26 ottobre 2011

Leonard Cohen, l'insonnia e il calendario dell'avvento


Che sia un fatto positivo l’aver sempre sonno, può sembrar paradossale, ma se per vent’anni hai passato gran parte delle tue nottate con gli occhi sbarrati e mille pensieri per la testa, la situazione cambia leggermente. I motivi di questo radicale cambiamento potrebbero essere molteplici, ma in realtà tutto si riduce al fatto che finalmente io mi senta bene, senza dubbi, senza riserve.
Mi viene in mente Leonard Cohen , il quale, quando gli fu domandato se credesse nella vita dopo la morte, rispose seccamente di credere fermamente in QUESTA vita. - Do you believe in a life after this one?-,                                                      - I hardly believe in this one-, che in inglese rende meglio. Per la prima volta capisco cosa intendesse dire, io che nella vita alla fine non ci ho mai creduto.
Questi miei flussi di pensieri non hanno senso e me ne rendo conto, solo che penso sempre che vorrei scrivere di più, che vorrei scrivere meglio e l’allenamento, anche nella scrittura, è buona cosa. Forse dovrei portare con me tutti i giorni un quaderno, in modo da appuntarne sopra i pensieri. Che non voglio essere meno di nessuno, meno di una tal persona soprattutto. Dovrei anche imparare a non usare più l’espressione “Che poi”, dal momento che, per quanto mi piaccia, alla fine non mi appartiene.
Sulla parete laterale dell’armadio, quella che da verso il letto, ho appeso le fotografie delle persone a cui voglio bene, i disegni delle mie cuginette e un promemoria della psicologa. Tutto ciò mi fa sentire in qualche modo protetta ed è una bella sensazione.
Oggi è stata una giornata che vorrei definire bella, ma odio essere banale, quindi mi limiterò a dire che quando sono tornata a casa ho trovato sulla poltrona della sala il calendario dell’avvento che mia madre mi aveva appena comperato. Che ho 20 anni e manca più di un mese a dicembre lo so anch’io, ma fa sempre piacere ricordarsi di essere stati bambini e che, in fondo, un po’ lo si è ancora.
Forse dovrei finirla di scrivere sempre di quanto io sia felice, di quanto io stia bene e blablabla, ma il mondo e il web, in particolare, sono talmente pieni di depressi o pseudo tali, che magari lancio una nuova moda, o semplicemente posso ricordare alla gente che si può vivere anche senza piangere tutto il giorno e senza progettare in continuazione il proprio suicidio. Poi un giorno depressa potrei tornarlo anch’io e allora tutte le orde di altri depressi o pseudo tali mi potranno dire che avevano ragione loro e che io della vita non ho capito proprio niente e, in tal caso, sarebbero anche autorizzati a farlo. Io intanto mi godo il momento e va benissimo così.

martedì 25 ottobre 2011

La prima pioggia autunnale batte contro i vetri delle finestre di palazzo nuovo e mi sento come se questo giorno lo stessi aspettando da un anno intero. Il fumo che esce dalla bocca non è più quello della sigaretta e tutto sembra essere meraviglioso, come il cappuccino al bar della stazione per combattere il freddo. La lezione di informatica non ho voglia di seguirla e aspetto che arrivi qualcuno a salvarmi dalla noia. Che vorrei fumare, ma fuori fa troppo freddo e non ho voglia di aprire l’ombrello. Che dovrei rispondere ai messaggi di mille persone, ma mi sento in colpa per non averlo fatto prima, anche se non avevo soldi. Il libro di sociologia non arriverà mai e io giovedì avevo intenzione di iniziare a studiare, che un altro anno come quello appena passato non credo di poterlo sopportare. E mi chiedo perché le persone taglino i ponti in continuazione con me e perché non possano essere felici per me, che felice lo sono forse per la prima volta nella mia vita. Che poi probabilmente son solo paranoie le mie e forse quelle persone non mi interessavano neanche così tanto, ma il distacco in qualche modo fa sempre male. E in questo momento vorrei essere al mare, che il mare in autunno è qualcosa di stupendo e, con lui al mio fianco, sarà ancora più bello. E poi passare le giornate sotto le coperte calde, con i corpi nudi che si stringono in un abbraccio sempre più forte. E tornare a casa e raccontare tutto con le lacrime agli occhi ai pochi amici con i quali vorrei condividere tutto. E la vita forse non è sempre così crudele e la felicità esiste veramente e le persone che mi circondano sono meravigliose e io sto bene veramente.