lunedì 7 novembre 2011

La geometria perfetta di notti senza fine

Piove da 5 giorni. Senza tregua. 
L’aria grigia avvolge tutto e scorrono via i volti, le vite, le città. Che la giovinezza è sentirsi soli e poi correre verso il mare come Antoine Doinel. Il gioco sta nel trovare il proprio mare. Le braccia spalancate, i corpi caldi, i letti disfatti, le stanze tiepide, che spazzano via i sorrisi tristi.
Un anno e mezzo e io ho dimenticato i cuscini bagnati e il sangue che scorre. Senza rancore. Senza amarezza. È scivolato tutto, via lontano, in una notte d’agosto. La notte dei pianti e degli abbracci senza fine. Sei agosto. Cinque persone. Quattro amanti. Tre vite. Due corpi. Una casa. Confusione. 
Amicizie interrotte. Anime spezzate. Anime ricostruite. Storie raccontate.
Momenti che bruciano e che non si possono, non si vogliono dimenticare, perché dal dolore prende vita la bellezza. Il dolore vissuto, che resta dentro, rannicchiato in fondo al cuore, crea la meraviglia di due vite che si incontrano, due passati che si avvicinano, due futuri che si uniscono. E restano gli altri, un po’ sconfitti e un po’ ignari spettatori di spettacoli meravigliosi e incomprensibili. È la retorica della bellezza, la grandiosità del caos, che non genera mostri, ma esseri perfetti, che hanno percorso sentieri affini e che finalmente si incontrano, all’infinito, come rette parallele. La geometria dell’esistenza. Il sonno eterno del mal di vivere.

2 commenti:

  1. Che bel post!
    Un po' mette curiosità ma in realtà lascia con un senso di desolata pace.
    E' vero che dal dolore PUO' prendere vita la bellezza, se glielo permettiamo.
    Ed allora si può anche abbandonare il mal di vivere...
    Un abbraccio,
    Chiara

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  2. Questo tuo "pezzo" mi ha rapito.
    E' come una capriola
    è come la vita...
    Piacere di conoscerti.

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