sabato 7 agosto 2010

guardando i muratori che camminano sui tetti per ancora i nostri imbarazzanti progetti con i pianeti che ci precipitano in cucina e ci disfano i letti,
i letti matrimoniali in cui dormiamo da soli come cani investiti,
come i bambini mangiati dai democristiani

martedì 3 agosto 2010

I semafori gialli lampeggiano
E' il mio cuore che scandisce il tempo
Le vene si spezzano dentro ai polsi
E tutto il male del mondo mi scivola addosso
Mi vesto a festa
Scelgo l'abito più brutto
E una voce dal telegiornale mi urla contro
Se chiudo gli occhi non ti sento
Se chiudo gli occhi non ti sento

Il tuo profumo non riesco a sentirlo
Io con te volevo viverci
Una casa in campagna e un laghetto con i pesci rossi
Noi due sporchi di vernice
D'inverno il camino
Ma tu dove sei?
La tua voce non me la ricordo più

lunedì 2 agosto 2010


Il distacco è sempre doloroso, ma a lungo andare può dare soddisfazioni, può addirittura portare alla felicità.

Perdere una persona a cui si voleva bene significa perdere anche una parte di sé, è come un intervento a vivo, durante il quale ti staccano un pezzo di cuore e poi tu lo vedi per terra, abbandonato e calpestato da tutti.

Superato il dolore, però, ti senti subito più leggero senza quella parte malata di te. Il tutto si cicatrizza e senti solo una leggera fitta, come una puntura, quando cambia il tempo.

Così è successo a me la prima volta mesi fa, senza una ragione, senza un perché. Così sta succedendo di nuovo. E io non capisco per quale motivo dovrei sforzarmi per fermare il naturale corso degli eventi.

Noi siamo come piccoli oggetti fluttuanti sulla superficie del mare, che le onde prima fanno avvicinare e poi allontanano casualmente. Alcuni tentano di nuotare controcorrente, altri si lasciano trasportare dal dolce dondolio delle onde. Io ho smesso di lottare. Mi sento troppo piccola, troppo debole per sfidare la grande distesa d’acqua.

Così mi lascio naufragare, nella speranza che le onde mi portino su di un’isola deserta, sulla quale essere felice per sempre.

Talvolta ci accorgiamo che allontanandoci da una persona, per quanto possiamo averle voluto bene, la qualità della nostra vita migliora. Forse perché certi rapporti con il tempo diventano talmente stretti, talmente esclusivi che l’abitudine cancella ai nostri occhi i difetti dell’altro, e noi iniziamo a considerare normali quei comportamenti che, in altri casi, non avremmo sopportato.

In questi casi il distacco diventa come una liberazione, raggiunta tramite un processo di catarsi, durante il quale noi ci purifichiamo, eliminando dalle nostre vite tutto ciò che fa male: recidiamo questi rapporti ormai deteriori, come fossero piccole appendici dolorose, delle quali bisogna sbarazzarsi al più presto per ricominciare a vivere serenamente.

Dedicato a S.
Sopravviverò anche a questa. Del resto, nella mia vita, sono state più numerose le sconfitte subite delle vittorie conquistate. Una delusione in più non cambierà nulla, servirà solo a rendere più umida la federa del mio cuscino.

E’ troppo bella, troppo intelligente perché io possa competere con lei. Ha con sé la freschezza della gioventù. Io ho la gioventù dalla mia, ma non la freschezza, troppi anni di solitudine mi hanno indurita e resa come un pezzo di legno troppo vecchio per cedere al lavoro della pialla.

Ogni volta in cui ho desiderato qualcosa con tutta me stessa, è arrivato qualcuno di più bello e intelligente di me a portarmelo via, mentre io, impotente, non sono stata capace di far nulla.

Se credessi nel Destino direi che si stia prendendo gioco di me. Purtroppo non posso neanche togliermi questa soddisfazione.

Così me ne resto immobile ad osservarti mentre ti allontani da me e diventi sempre più piccolo, fino a trasformarti in un puntino.

E’ strano pensare a come un puntino così piccolo possa aver lasciato un vuoto così grande nella mia vita.

Vorrei poter gioire della tua felicità, ma non sono in grado di farlo, forse perché sono davvero una pessima persona, ma la sola idea che tu possa amare qualcuno che non sia io mi distrugge, così come la sensazione di sentirti scivolare via, lontano da me. Vorrei afferrarti la mano e dirti: -Non ti lascerò cadere, non perderò anche te-, invece non farò nulla, come tutte le altre volte.

Guarderò lei, con l’invidia che nei miei occhi si farà spazio tra le lacrime, la guarderò danzare, tenendo stretta a sé tutto ciò che io non ho e non avrò mai: la bellezza, l’intelligenza e la cosa più importante: tu.

Mi sono illusa che tu potessi innamorarti di me, ci ho sperato, ho pregato, senza domandarmi per quale motivo tu avresti dovuto amarmi, amare me che non ho nulla oltre alla mia giovinezza sprecata, che sta appassendo troppo in fretta.